Vi riportiamo una breve relazione che spiega la ricerca dell’equipe dei medici del reparto di Immunoinfettivologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, supportata da Anticito Onlus.

FATTORI IMMUNOLOGICI PREDITTIVI DI INFEZIONE CONGENITA DA CMV E DI OUTCOME CLINICO

Il CMV è la più comune causa di infezione congenita con una incidenza che varia tra lo 0.2 e il 2.2% di tutti i nati vivi ed è tra le principali cause non genetiche di patologie neurologiche, compresi il ritardo psico-motorio, la paralisi cerebrale e l’ipoacusia. Circa il 10% dei neonati che hanno contratto l’infezione in gravidanza presenta sintomi alla nascita. Di questi bambini, più del 90% svilupperà sequele a distanza. Tra i neonati che hanno contratto l’infezione in gravidanza ma che sono asintomatici alla nascita, circa il 10-15% manifesterà segni e sintomi a distanza, nella maggior parte dei casi ipoacusia. I tassi di trasmissione del virus da madre a feto variano in funzione dell’epoca gestazionale in cui avviene l’infezione materna, in media 30-40% nella primaria e 1-2% nella riattivazione/reinfezione.

Durante la gravidanza la madre si trova in un contesto di parziale “immunosoppressione” per prevenire il rigetto del feto. Le cellule NK uterine sono responsabili della normale omeostasi immunologica placentare rappresentando circa il 70% delle cellule immunitarie della decidua nel I trimestre di gravidanza. Le cellule natural killer (NK) sono un sottogruppo di linfociti. Il ruolo delle cellule NK nel contesto dell’infezione da CMV durante la gravidanza non è ancora chiarito.

Diversi studi sono stati condotti al fine di cercare di definire il comportamento delle cellule NK e dei loro diversi subset durante l’infezione da CMV, dimostrando un’espansione preferenziale di sottopopolazioni che esprimono specifici recettori.

Dal punto di vista del neonato diverse evidenze di letteratura mostrano che particolari subset di cellule NK hanno un ruolo nell’infezione da citomegalovirus.

Lo scopo della nostra ricerca condotta presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma è quello di capire se la quantità, la qualità e funzionalità dei linfociti NK nella mamma possano predire nel bambino lo sviluppo o meno dell’infezione.

Ad oggi non esistono elementi predittivi di infezione. Inoltre, nei neonati con infezione congenita, lo studio delle cellule NK è finalizzato a comprendere se sia possibile predire quali neonati svilupperanno sintomi di malattia d’organo, successivamente alla nascita, e quali invece non svilupperanno conseguenze (ad oggi non esiste questa possibilità). Tale informazione è fondamentale per l’inizio precoce della terapia antivirale.

Studi hanno dimostrato che l’aumento delle NK sembra correlato al picco della carica virale, per cui è stato supposto che questa popolazione di cellule intervenga nel controllo della viremia. L’espansione di tali cellule risulta particolarmente marcata in pazienti con infezione congenita da CMV soprattutto se sintomatici, rispetto agli asintomatici e ai non infetti.

Una più definita caratterizzazione dei processi maturativi/differenziativi di questi subset cellulari permetterebbe di comprendere meglio il ruolo di queste sottopopolazioni, nella prevenzione della trasmissione materno-fetale dell’infezione citomegalica e nello sviluppo di sintomi nel neonato/bambino con infezione congenita. Tali dati auspicabilmente permetteranno di definire algoritmi predittivi di infezione congenita ed outcome clinico.

I centri attualmente coinvolti in maniera attiva e che cioè hanno reclutato dei pazienti sono:

– Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

– Ospedale Policlinico Casilino – Roma

– Ospedale San Pietro Fatebenefratelli

L’arruolamento è iniziato a Giugno 2019 e ad oggi sono stati arruolati:

  • 17 donne in gravidanza con infezione primaria da Citomegalovirus, 7 di queste donne hanno dato alla luce un bambino con infezione congenita, 7 hanno dato alla luce un bambino negativo, 3 future mamme devono ancora partorire
  • 7 neonati con infezione congenita ( 4 asintomatici, 2 paucisintomatici, trattati, attualmente senza sequele, 1 con sintomatologia neurologica significativa ).
  • 5 neonati con infezione congenite, figli di madri non arruolate ( 2 asintomatici , 2 paucisintomatici, 1 con grave sintomatologia neurologica).
  • 6 madri sieronegative come popolazione di controllo

L’obiettivo di arruolamento previsto è di 22 donne in gravidanza con infezione primaria da CMV.

I campioni prelevati verranno analizzato presso il Laboratorio di Immunologia dell’università di Roma Tor Vergata a partire da Marzo 2021.

L’attività di counselling da remoto (via e-mail) è parte integrante della collaborazione con Anticito Onlus.

In particolare nello scorso anno l’attività ha assunto un ruolo cruciale specie nel periodo del lockdown, durante il quale l’accesso alle prestazioni ambulatoriali e di ricovero diurno sono state particolarmente complesse. La condizione di infezione da CMV in gravidanza ha costituito dunque un surplus di ansia e preoccupazione nei futuri genitori. L’opportunità di offerta via e -mail di un confronto con pediatri -specialisti infettivologi ha consentito alle coppie genitoriali di ricevere informazioni tempestive, individualizzate e corrette.

Nel periodo compreso tra Gennaio e Dicembre 2020 abbiamo ricevuto: 269 richieste di cui il 67% era relativo allo stato di infezione in gravidanza ( interpretazione dei risultati di laboratorio e opzioni terapeutiche ). Nel 7 % dei casi vi era necessità di chiarimenti sulla profilassi nei comportamenti da adottare in gravidanza;  il 26% riguardava  problematiche sulla  gestione del bambino con infezione congenita .